NewsUncategorized

LA FIDUCIA, LE RELAZIONI E IL FUTURO

di Francesco Tozzi

La Fiducia è alla base delle nostre esistenze, ci aiuta a costruire le relazioni e a realizzare il nostro futuro. 

Questo è l’incipit del Manifesto dell’Associazione InnovaFiducia ed è anche il concetto espresso nell’articolo di Giuliano Castagliego: “Fiducia e Controllo”.  

La Fiducia non si dà, la Fiducia è il punto di vista con cui guardiamo alla realtà e alle nostre relazioni.

Ma dove possiamo trovare la memoria di questo approccio alla vita? Nella Rete si trovano delle tracce che ci riportano indietro alle nostre radici culturali dell’antica Grecia.

In quel periodo la fiducia era espressa nel principio dell’ospitalità (Xenia), i rapporti di apertura e fiducia tra ospite e straniero erano fattori fondanti della civiltà ellenica.

L’incontro con il viandante, lo sconosciuto, il diverso, incarnavano l’assunto certo di un evento augurale legato alle scelte del destino e del divino. Infatti le divinità stesse potevano celarsi dietro le sembianze dell’ospite.  Zeus veniva chiamato anche con l’appellativo di Xenios, il protettore dei viandanti.

Era quindi un dovere assoluto accogliere coloro che chiedevano ospitalità. Il padrone di casa forniva all’ospite cibo e bevande, la possibilità di lavare il corpo e di indossare delle vesti pulite.

Emblematico del rispetto per l’ospite era che non gli si potevano porre domande, su chi era e da dove veniva, fino a quando egli stesso non lo avesse “concesso”.

Si creava un rapporto inscindibile con lo sconosciuto. A connotare questo legame di reciprocità c’era il fatto che entrambe le parti assumevano il termine di “ospiti”.

Alla conclusione della visita il padrone di casa, per suggellare la relazione faceva un dono all’ospite.

Spesso il dono era la metà di una medaglia, di una di pietra o di un legno, un “symbolon” in modo tale che le due famiglie o i loro discendenti, nel futuro ed eventualmente in caso di bisogno, potessero riconoscersi ricongiungendo le due parti, segno dell’antico legame creatosi grazie all’ospitalità.

Il dono del simbolo come conferma della prospettiva comune. I due ospiti in definitiva avrebbero potuto dire: era destino che le nostre strade si incrociassero per cui da ora in poi, nonostante abbiamo provenienze e cammini diversi, siamo una cosa unica.

Per il donatore fare il regalo implicava un forte senso di apertura e fiducia negli altri in quanto non aveva nessuna garanzia sul futuro comportamento dell’ospite.  Per l’ospite c’era un obbligo morale di reciprocità, legata al fatto di aver ricevuto un dono, ma si trattava di un obbligo morale, non di una prescrizione legale.

Anche nella Bibbia si ritrova il significato augurale dell’incontro con il Viandante. Abramo alla Querce di Mamre accoglie e fornisce ospitalità a tre viandanti, simbolo della Trinità, che gli predicono che la moglie Sara, dopo un anno, avrà un figlio.

 Questo era il rapporto con il viandante, lo sconosciuto, il supplice, nell’antichità.

Ma ora a più di duemila anni di distanza come possiamo dire che sia connotata la cultura di rapporto con il viandante, lo sconosciuto, il supplice? Certo non sembrano più il simbolo del ricongiungimento di parti complementari.

Oggi tutto si vive nel segno dell’insicurezza, della precarietà, della centratura su sé stessi e sul tempo presente. Questa esperienza di vissuto d’incertezza anzi si è estesa, oltreché alla relazione tra le persone, anche al rapporto con la Natura. Differentemente dal pensiero antico il contesto ambientale non è più un contesto vivo ed animato da presenze divine e spirituali. Nella cultura occidentale la Natura è una cosa, esteticamente bella, ma una risorsa anonima, da utilizzare e possibilmente sfruttare.

Ma fortunatamente nella Rete, grazie al contributo di tante persone, oltre a ritrovare tanta memoria del percorso umano, s’incontrano anche tante storie di “amici sconosciutiche rinsaldano le nostre radici con l’antica Xenia – Ospitalità.

In un articolo sulle vicende del Sindaco di Riace, Mimmo Lucano, ho trovato la storia di Antoni Cuccu e Tidiane Diagne che mi hanno riaperto il cuore alla Fiducia.

Invito a guardare il video, che è veramente commovente. C’è tutto:

  1. Fiducia nell’Altro,
  2. Ospitalità,
  3. Dono Reciproco,
  4.  Valorizzazione delle culture locali
  5. Costruzione del Futuro.

Riporto fedelmente dall’articolo:

 “È la storia di Tziu Antoni Cuccu un piccolo editore di San Vito, minuscolo paese nel sudest della Sardegna. Tziu Antoni Cuccu era un profondo appassionato della lingua e della poesia sarda. Raccoglieva migliaia di poesie, spesso direttamente dalla tradizione orale.

Le trascriveva in piccoli libri che nessuno voleva pubblicare, e che allora lui stesso pubblicava a sue spese, avvalendosi dell’aiuto di piccolissimi tipografi e stampatori. Girava con i suoi libri per fiere paesane tenendoli in una valigia e si spostava con la sua Panda, in cui mangiava e dormiva. Ma questa storia diventa una formula magica per il futuro dell’umanità quando Antoni Cuccu nel 2003 muore, e tutto il suo patrimonio passa a un ragazzo immigrato in Italia dal Senegal nei primi anni ’90.

È la storia di Cheick Tidiane Diagne che una volta sbarcato in Sardegna incontra per caso Antoni Cuccu, il quale lo accolse come un figlio. “Fu la prima persona che incontrai quando arrivai a Nuoro. Uscito dalla stazione vidi lui con i suoi libri e la sua valigia. Gli chiesi dove potevo trovare i miei connazionali. E lui mi ci portò e da allora mi ha sempre trattato come un figlio”. Diagne, che oggi va per i sessant’anni e vive a Nuoro ma continua a girare tutta la Sardegna continuando da oltre 15 anni l’opera di Tziu Antoni Cuccu, parla quattro lingue: l’arabo, il francese, un italiano impeccabile, il suo dialetto, il Wolof, e ora anche il Sardo. Di cui è un fine conoscitore. Ha ereditato la biblioteca viaggiante e l’auto di Tziu Antoni Cuccu e ora è lui a percorrere la Sardegna per difendere una lingua e i dei dialetti non suoi, dandoci una grande lezione di cultura e umanità: “Sì, tutti si sorprendono e mi chiedono: ma tu che non sei sardo, come puoi vendere libri di poesia sarda? E la mia risposta è semplice: la cultura è universale, basta mettersi a studiare e imparare” non si stanca di ripetere a chi lo intervista.

Sardegna Storie – La valigia di Tidiane Cuccu

 https://youtu.be/ZoKJt6See7c

Articolo originario
(https://www.fanpage.it/cultura/questo-non-e-un-paese-per-razzisti-per-ogni-mimmo-lucano-ci-sono-una-cento-mille-riace/)
Sardegna Storie – La valigia di Tidiane Cuccu
Articolo originario